Giappone:

 

Fonte di ispirazione nell' arte occidentale

 

In Giappone la bellezza è iniziatica, la si merita,

è il premio di una lunga e talvolta penosa ricerca,

è finale intuizione, possesso geloso.

Il bello che è bello subito ha già in sé una vena di volgarità.

(Fosco Maraini)


Il tema trattato nel mio percorso multidisciplinare è il Giapponismo, vale a dire la tendenza a ispirarsi ai canoni estetici e alle tecniche dell' arte giapponese.

Lo spunto per avviare ed approfondire la riflessione in merito mi è stato fornito dalla passione che nutro verso la cultura giapponese e verso l' architetto e designer Carlo Scarpa, profondo amante e conoscitore del Giappone. 


Per analizzare l'infuenza che il Giappone ha avuto sull' occidente è opportuno partire dal periodo Meiji (1868 - 1912) cioè dal momento in cui, dopo il periodo di isolamento nazionale durato più di 200 anni, il Giappone recuperò i rapporti con i Paesi esteri e in particolare con gli Stati Uniti, l'Inghilterra, la Russia e l' Italia.

Prima di allora, i principali contatti con la cultura europea furono dovuti  all'attività di missionari gesuiti, giunti in Giappone al fine di diffondere la dottrina cristiana. 

Promulgazione della Costituzione Meiji, xilografia in stile ukiyo-e di Yōshū Chikanobu, 1889

 

 


 La conversione di un numero sempre crescente di giapponesi (precedentemente dediti allo Shintoismo e al Buddismo) provocò la reazione delle autorità, che sfociò, nel 1641, nell'espulsione dei missionari e nella chiusura delle frontiere, al fine di mantenere la pace e la prosperità interna.

 Solo l’isolotto di Deshima, nella baia di Osaka, restò aperto al commercio, ma solo per i mercanti cinesi e olandesi.

   Imbarcazioni giapponesi di fronte una nave occidentale

Tale isolazionismo cessò nel 1868, anno in cui si registrò l'avvio di un'intensa stagione di riforme finalizzate a creare uno stato nazionale moderno ispirato ai modelli occidentali. Gran parte del merito fu dovuto agli americani, che nel 1853 con le loro “navi nere” (così chiamate dai giapponesi in riferimento alle navi occidentali) approdarono nella baia di Edo, chiedendo l'apertura dei porti giapponesi alle navi straniere.

Nonostante le novità introdotte a seguito dell'apertura delle frontiere, il Giappone si appropriò di esse e delle tecnologie dovute alla rivoluzione industriale e scientifica europea, senza però rinnegare la propria identità culturale, mantenendo in questo modo un carattere bidimensionale.

Nel 1867 il Giappone invia migliaia di oggetti a Parigi, in occasione dell’esposizione universale (simile alle fiere di oggi).  

Fra gli oggetti esposti nel padiglione giapponese vi sono anche 100 stampe.